Dopo le donne del Messico, dopo la storia di Silvia e Zipolite e di Angelica e il suo temazcal nel bosco, incontriamo e scopriamo la storia di Sabrina, donna di mondo che ha scelto di radicare a La Palma, nel suo angolo di paradiso AbraCaRiBes, dove accoglie le persone tra natura, frutta, trattamenti, detox e la forza del vulcano.
Ciao Sabrina, Raccontaci qualcosa di te. Della tua storia e come mai sei qui?
Bene, mi chiamo Sabrina, ho 43 anni, sono italiana e vivo a la Palma da 5 anni, anche se gli ultimi due anni sono stata un po’ nomade a casa mia, nel senso che sono stata in Islanda perché i miei bimbi sono islandesi ed il sistema educativo lì e molto migliore. Sento questo conflitto fra le due culture. Mi sono trasferita a la Palma perché credo molto nella naturalezza, quindi questo posto è molto adeguato per tutti coloro a cui piace vivere all’aria aperta. Ho sempre avuto questo istinto di provare a vivere in un modo più semplice, di poter creare un piccolo posto dove poter mettere radici.
Quanti anni sei stata in Islanda?
13 anni in Islanda. Dove ho lavorato tanto per poter risparmiare i soldi per comprarmi questo terreno che ho chiamato AbraCaRiBes / Abrazo Carizia Risa Besos.
E perché la Palma? Cioè perché dall’Islanda a la Palma? Conoscevi La Palma?
No, perché sono un’appassionata di frutta e tutti in quel periodo mi parlavano delle Canarie soprattutto della Palma, mi ripetevano: “…ti piace la frutta ? La Palma è il tuo posto”, me la descrivevano come un’ isola paradisiaca, dove girare come nell’eden, raccogliere frutta semi nuda e io avevo questa idea nella mia testa… Quando sono venuta qui ho visto che non era proprio così, però ho detto, beh, magari… Magari me lo faccio io il mio eden, infatti ho piantato un sacco di alberi da frutta almeno 80 in 5000mq.
Com’è nata la finca Abracaribe?
Era il 2016 c’era solo la terra e una piccola terrazza di pietra. Non si si poteva neanche entrare non c’era la strada né acqua né luce . Io salivo la montagna caricandomi i sacchi di pietra per costruire. Quando sono arrivata ero qui da sola.
Cosa ti ha spinto a spostarti dall’Islanda?
Per la frutta per stare all’aria aperta per avere uno stile di vita diverso a contatto con la terra cosa che in Islanda non era possibile. Negli ultimi due anni in Islanda, i bambini sapevano che ero alla ricerca di un posto dove andare a vivere tutti insieme.
E c’è stata occasione della Palma. L’ho scelto perché siamo in Europa, per la lingua, conoscevo lo spagnolo e per la vicinanza con L’Italia, dove vivono una delle mie figlie e i miei genitori , voglio essere una mamma ed una futura nonna presente.
Ho scelto un posto selvaggio, però accessibile. Perché mi piace la naturalezza, però non sono una che può vivere in posti estremi o soprattutto con possibilità che ci siano animali pericolosi.
Quando veramente ho iniziato qui con il progetto ho conosciuto questo signore Eltom El Amin, con lui volevamo fare una città di luce, questo fu il primo nome di Abracaribes “Citta di luce”, in cui le persone venissero ad assaporare il fatto di poter vivere a livello più basico e praticamente mangiando poco o niente.
Abbiamo fatto dei ritiri all’inizio poi lui è dovuto andare via, essendo un cittadino americano che è stato più di due anni fuori senza visto. adesso è in India, sta facendo il suo percorso bellissimo perché sta espandendo la voce, raggiungendo molte persone. Credo molto in quello che dice perché poi ho avuto durante il cammino parecchie critiche, si giudica il personaggio e non il messaggio.
A me piace fare quello che faccio, parlare con la gente, però non la cerco, parlo con chi mi capita. Non sono adatta ad essere sotto i riflettori.
A chi capita qui , voglio dare una visione diversa, la possibilità di mostrare che si può vivere con meno, in tutti i sensi. Siamo sempre di corsa e questo ci dà l’idea che abbiamo bisogno di più, di più, di mangiare, più cose, più tutto e credo che questa cosa sia stata creata apposta per non farci vedere quello che è veramente importante, quello che è veramente necessario.
Anche il fatto di dover fare un sacco di cose. Ho quattro figli, vedo che molte mamme devono fargli fare questo e quello, sono sempre super impegnati e anche loro che non hanno tempo di pensare, di capire, di vivere, veramente non riesci a vivere con tutte
le cose che devi fare, fai cose una dopo l’altra e boh mezze forse le sfrutti. Non lo so.
Come hai conosciuto il digiuno e il prana?
In Giappone, prima ero stata in California a seguire la terapia Gerson , poi mi sono spostata Giappone volevo andare ad Okinawa perché c’era un centro il cui un bar serviva succhi, centrifugati seguendo la terapia Gerson, lì ho conosciuto questo giapponese che mi parlo di un libro di Jasmheen “Vivere di luce”, che dice che si può vivere di energia/luce, senza mangiare. Io l’ho guardato, sbalordita rispondendo “È impossibile, però mi piacerebbe” . Per poter mangiare macrobiotico dedicavo ore a cucinare ed dopo con la terapia Gerson dedicavo altrettante ore per i succhi e i centrifugati… Ho detto :”Cavolo, se fosse possibile non dover andare a comprare nulla” visto che in quel momento passavo molto tempo a comprare le materie prime per i miei succhi e a crearli, cioè comprare carote mele e lavarle, sbucciarle e dicevo: “Cavolo, quanto tempo avrei se non dovessi mangiare?”.
Dopo di che ho conosciuto Nicholas on line, un pranariano , ero in Thailandia e stavo facendo un corso di vipassana, ho pensato : “Questo è il momento perfetto per provare” perché era un momento in cui avevo una vita molto semplice. Ero tranquilla per provare e guidata da lui ero serena. Avevo tanta voglia di scoprire questo percorso ma anche un po’ di paura perché era un salto in qualcosa che non conoscevo. Non ero mai stata tanto tempo senza mangiare, invece poi, a parte i primi tre giorni che sono stati difficili, dopo è stato tutto estasi, è una cosa che ti manda, non so, in un’altra dimensione, ti fa sentire differente. Non è facile farla, nel senso che c’è sempre il richiamo al cibo, sempre, anche lì in Thailandia la gente preoccupata diceva “come non mangi” chiedeva delle spiegazioni, quindi secondo me la cosa da fare è farlo senza pubblicizzarlo troppo perché la gente ti butta giù. Non devi, non è una cosa da esibire, è una cosa tua che fai e non c’è da aver paura veramente.
C’è molto più di aver paura ad andare a mangiare al McDonald’s.
Il massimo del digiuno che hai fatto. Di quanti giorni è stato?
40 giorni e non avrei voluto smettere. Però poi ho dovuto smettere perché dovevo viaggiare coi bambini. Siamo andati in Portogallo, lì abbiamo fatto altri tre mesi di solo frutta bellissimo.
Quindi anche i tuoi bimbi seguono questa alimentazione?
Non ce l’ho fatta, nel senso che adesso no. Di certo mangiano un sacco di frutta, però sono talmente abituati ad ascoltare le persone e a confrontarsi con gli altri che è complicato ora che stanno crescendo, in più vivono parte della loro vita anche con il papà che non segue questa alimentazione. Mangiando in questo modo, digiunando e tenendo un’alimentazione di frutta e insalata senza condimento il corpo si risana da solo si auto guarisce. Dovremmo fare la cacca tre volte al giorno perché bisognerebbe fare la cacca tutte le volte che mangiamo, così il nostro sistema digestivo è rapido se mangiamo il cibo adeguato a noi.
Se mangiamo cose lontane dalla natura per processare hanno bisogno di tempo, poi cosa fanno? Si asciugano nelle pareti degli organi interni e restano accumulate anno dopo anno dentro di noi e l’unico modo per disintossicarsi e guarirsi secondo me è il digiuno, bevendo acqua, sorseggiando acqua, digiunando, riposandosi. Lasciando che il nostro corpo super intelligente faccia il resto. Quando inizi a mangiare una dieta adeguata ti liberi di queste scorie che ti porti dentro.
Qual è l’esperienza più forte che ti ricordi del tuo primo digiuno?
Guarda solo a pensarlo. Il primo digiuno non si scorda mai, come il primo figlio. Sembro fanatica, ma non è così, perché conosco persone che non sarebbero mai riuscite a digiunare. Un’amica di Genova, questa di Bologna, quando le ho accompagnate nel digiuno si sono sentite come mi sono sentita io. Invece dico, se hai il coraggio di farlo capisci che non è, fanatismo, è veramente una cosa che funziona e che sappiamo da secoli. Il corpo è super intelligente, il corpo sa cosa fa, il corpo, vuole stare bene.
Alla fine il cibo è energia e per quello che il cibo ora, avendo poca energia ha bisogno di più quantità. Il corpo perché richiede più cibo perché non trova quell’energia che c’era invece una volta in una mela, in una banana, non c’è più quella forza. Se ci pensi quando sei con persone piacevoli in una conversazione non pensi al cibo o quando i bambini giocano non hanno assolutamente fame. Quando inizia la noia inizia la fame quindi? O quando sei stanco pensi di essere di avere fame? Invece forse hai solo bisogno di riposarti. Però questo fatto di mettere in circolo il sistema digestivo ti da quell’aiuto, come un rinforzo di caffè, e puoi continuare ad andare avanti quando invece il corpo non voleva mangiare, voleva riposare.
È importante essere seguiti durante il digiuno?
Certamente si può fare da soli è anche vero che aiuta avere qualcuno perché ci si sente più sicuri.
Quindi quando sei venuta qui alla Palma e hai comprato questo terreno in che in che modo poi hai sognato e poi costruito questo luogo?
Volevo farlo comodo e semplice, soprattutto. Sai, cercavo di farlo nel modo più naturale possibile, quindi ho cercato sempre di riciclare. Le strutture sono basiche, ma comode è stato un grande processo no stop di apprendimento. Sto imparando un sacco, perché non sapevo costruire , mai fatto niente del genere questo è molto interessante. Mi piace che la gente venga qui è che onori il luogo , per questo richiamo persone che cercano qualcosa di diverso da un hotel, sicuramente anche da una casetta dove è tutto asfaltato, dove non c’è il contatto con la terra. Qui c’è e lo voglio mantenere. Sono venuta per vivere all’aperto e non mi sembra giusto asfaltare tutto, si perde, il contatto con la terra. All’inizio c’erano i bagni fuori e piace anche a chi viene a trovarmi.
Una donna che era in vacanza mi raccontava che si è svegliata per fare la pipì alle tre di notte e ha visto il suo cielo stellato. In città questo non accade. Ora il bagno è all’interno e si perdono queste esperienze che diventano uniche.
So che qui facevi molti ritiri di prana, iniziazione pranica…?
Sì, sì. Ne ho fatti diversi … iniziavamo la giornata con una colazione di qi gong ahahhaha… Mi piacerebbe ritornare a fare dei ritiri. Ora solo sto affitando le mie strutture a clienti di Airbnb e Booking.
Durante i soggiorni gli ospiti possono ricevere massaggi colazioni pranzi e cene super healthy e a km zero?!
Sì, perché? Mi sento che sono in un cammino per aiutare la gente a stare meglio. Secondo me quando un corpo, è guidato, curato bene e tenuto bene, non ha bisogno di farmaci cure mediche e invecchia più lentamente. Certo puoi cadere e farti male per esempio in quel caso puoi andare dal medico, quando i miei figli stanno male e hanno un processo di detox in atto li accompagno seguendo
questa scarica, il corpo cerca di ripulirsi e bisogna accompagnarlo non fermarlo con un farmaco che opprime il sintomo e non la causa.
Che formazione hai avuto? Che corsi hai fatto, che esperienze hai?
Allora, io sono uscita da un professionale contabile, poi ho fatto un corso per programmatrice. Ho incontrato la macrobiotica, ho lasciato tutto e mi sono dedicata all’alimentazione. Seguivo Osawa ed i 5 elementi, poi il fondatore del punto macrobiotico UPM Pianesi e poi ho iniziato a andare in questo centro di Faenza dove facevano shiatsu e serate di cucina macrobiotica. Ho iniziato a studiare lo shiatsu e mi piace un sacco, però non l’ho mai praticato, sempre lasciato lì come una cosa che sapevo.
Poi sono andata in giro un po’ per il mondo e sono finita in Islanda. E lì ho fatto l’artigiana, vendevo le mie opere in strada. Sono stata la prima in Islanda a farlo, vendevo all’inizio forchette e cucchiai come ho fatto a Torino e cappelli di lana al Baloon. E poi mi sono innamorata della pietra lavica. Ho iniziato a fare tutto con la lava, è andato super, super bene.
Poi negli ultimi anni mi sono messa a fare massaggi shiatsu, mi piace e i clienti amano le mie mani, dico sempre posso stare senza mangiare ma non senza toccare.
Vorrei creare un circolo di persone che vogliano vivere qui, che stiano con me in questo luogo meraviglioso, non voglio
essere da sola. Anche se so che questo è difficile…
È difficile, perché?
Non lo so… Siamo tribù, però siamo troppo abituati a stare soli, a fare le cose a modo nostro. E poi c’è la proprietà, perché questo ha il mio nome, anche se ha il mio nome non me lo sento mio. Ho avuto il bisogno ad un certo punto di avere un posto, di sentirmi un posto mio perché non ho mai avuto radici e ho bisogno di radici… Non è che un accordo, però il fatto di sapere che posso stare qui e nessuno mi manda via mi dà un sacco di sicurezza. La sicurezza per me è importante, prima non lo era, però adesso sì.
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