Santa Rita da Cascia: una sacerdotessa, un’erborista, una sciamana, una curandera censurata dalla Chiesa.
Nel 1400 era necessario che la Chiesa epurasse la storia di Santa Rita da tutto il simbolismo pagano. È difficile ritrovare intatte le testimonianze delle grandi donne del passato, eppure Rita riletta in chiave laica, ci parla continuamente di Madre, forse che sia stata solo una fortunata tra le tante veggenti della Val Nerina, salvata dal rogo grazie all’ingresso in monastero?
Proviamo ad alleggerire la storia dei suoi miracoli e fare emergere lo scheletro che fa di lei una delle tante manifestazioni della Dea delle Origini.
Santa Rita da Cascia è la Santa più venerata al Mondo, seconda solo alla Madonna, ha il grande merito di aver conservato intatto un linguaggio antico e di richiamare ogni anno, migliaia di fedeli nei luoghi sacri alla Grande Madre, nelle sue grotte.
Margherita nasce alla fine del 1300 a Rocca Polena, nome che presumibilmente deriva dalla Sibilla Porrina. La Sibilla oracolare prevedeva il futuro e abitava nella grotta d’oro che sovrasta il paese, ricordata nei racconti degli abitanti, come un’eremita che curava con le piante.
Margherita appena in culla, compie il suo primo miracolo: il prodigio delle api. Questa rielaborazione del mito delle api antichissimo, legato al miele all’ambrosia, all’immortalità, all’arte, alla saggezza, a Demetra, non è l’unico rimando alla Dea, addirittura è proprio un volo notturno che permette a Margherita l’ingresso in monastero.
Rifiutata per ben tre volte dalla badessa, durante una notte in cui lei non ricorda nulla, fa il suo ingresso nel chiostro volando.
Non ci vuole un grande sforzo immaginativo per rendersi conto che sono le streghe a volare di notte e la Val Nerina ne è piena.
La Chiesa allora accompagna il suo volo con tre Santi che hanno il compito di ripulire l’ombra della stregoneria dal miracolo.
Santa Rita e l’epurazione da parte della Chiesa
Non è l’unico momento in cui la Chiesa epura la storia di Margherita. Lo fa con la sua maternità, di cui resta una piccolissima traccia, poiché la Chiesa accetta e santifica più volentieri donne vergini e anoressiche come Giovanna d’Arco, Santa Caterina da Siena, Santa Francesca Romana.
Santa Rita dopo la morte dei figli e del marito ,resta in eremitaggio per tre anni allo scoglio di Caporena. Questo monolite è certamente un luogo sacro alla Dea fin dall’età del Bronzo. Lo testimoniano le incisioni nella pietra affossamenti, si dice siano le impronte dei gomiti e delle ginocchia della Santa che usava recarsi sullo scoglio per pregare, ma sembrano a tutti gli effetti yoni e uteri per le offerte sacre.
Di Santa Rita si parla poco anche dell’aspetto della cura dei malati attraverso le piante, Santa Rita era certamente una curandera, esperta di erbe creò per se stessa un unguento capace di rimarginarle la ferita putrescente della fronte, giusto il tempo di recarsi in Vaticano.
Il miracolo della Rosa
La storia di Santa Rita da Cascia più conosciuta è la storia del miracolo della rosa, di una Rosa nata in mezzo alla neve, eppure quel giorno Rita chiese una rosa ma anche due fichi al suo capezzale di morte ancora oggi nel giorno di Santa Rita la tradizione vuole che recandosi in chiesa con delle rose queste vengano benedette per essere donate a casi impossibili o persone malate.
A nessuno verrebbe mai in mente di recarsi in chiesa con due bei fichi maturi, magari spaccati a metà, immaginiamo però la potenza della ultima immagine che ci lascia la Santa.
Un manto ghiacciato e nevoso sul quale spuntano una rosa e due bei fichi maturi, non ci sta forse parlando del potere della rinascita dopo la morte e del miracolo della vita? Nell’utero e nella vagina, nel corpo della donna come corpo sacro della religione delle origini dove nascita e morte, ovulazione e mestruazione erano unite in un ciclo continuo, proprio nel corpo della donna? A me piace pensarlo.
interessante.