Il Ritiro Per Soli Uomini a Fuerteventura esattamente come il Ritiro del Vuoto Integrale sono quei viaggi, quelle esperienze che si fatica a spiegare a priori, senza averli vissuti. Si fatica non perché ci sia qualcosa di misterioso o davvero inspiegabile, ma perché scegliere un viaggio spirituale, evolutivo, fa sì che si possa cogliere a pieno solo attraverso l’esperienza, l’ascolto profondo di se stessi, la guida attenta di chi conduce e il confronto con il gruppo.
Un viaggio di questa intensità ha un programma, ma è vissuto in un eterno presente che si connette con l’energia che evolve passo passo assieme agli uomini in cammino, perciò nulla è davvero definito.
Un viaggio per connettersi con la frequenza del cuore e trovare il coraggio di amare, non è fatto da chi lo ha pensato, ma è fatto da ogni battito, ogni respiro, ogni risata, ogni lacrima di chi lo vive.
Perciò abbiamo chiesto a due degli uomini che parteciparono al primo ritiro per soli uomini di raccontarci la propria esperienza, che non sarà la vostra per l’appunto, ma può essere un’ispirazione per chi ancora non sa se è il viaggio adatto a se stesso. Buona lettura.
Testimonianze Ritiro Uomini
Provare a descrivere un’esperienza come un ritiro per soli uomini, penso che sia come chiedere a cento persone diverse di spiegare com’è il profumo di un fiore: ogni testimonianza sarà diversa e mettendole insieme tutte e cento forse non ci si avvicinerà nemmeno lontanamente alla realtà. Nonostante questo, ognuno avrà avuto l’opportunità di portare e mettere, nel Campo Morfo-Vibrazionale, la propria informazione che inevitabilmente sarà intima, profonda, “cardiaca”, sentimentale e questa è la sola cosa che conta. Mi sono avvicinato a questa esperienza completamente all’oscuro di ciò che mi stava aspettando dietro l’angolo e, col senno di poi, posso solamente affermare che questo è stato un bene; se solo lontanamente avessi fiutato che cosa si celava nel profondo Me, probabilmente sarei scappato a gambe levate senza nemmeno guardarmi dietro.
Questo tipo di avventure fanno proprio questo, accendono i riflettori su quegli angoli bui e pieni di ragnatele che abbiamo dentro; e lo fanno in modo dirompente, perentorio. Senza pietà. Senza sconti. Senza calcoli. Senza vie di fuga. Da te stesso non puoi fuggire perché prima o poi ti devi fermare e, appena ti fermi per rifiatare, la tua ombra è lì, col suo sorriso beffardo e sardonico talmente terrificante, che in un secondo ti ritrovi pronto a riprendere la corsa fino alla sosta successiva. Finché esausto non crolli a terra sputando il sangue e l’anima. Se ciò che cerchi è tenere l’anima dentro di te, conoscerla, farla tua amica anziché sputarla fuori beh, probabilmente il ritiro potrà esserti di grande aiuto.
Aiuto.
Una parola che spesso noi uomini facciamo troppa fatica a pronunciare, impegnati come siamo a mantenere in piedi l’impalcatura di quell’etichetta da macho che ad alcuni piace così tanto. Me compreso, ovviamente.
In queste situazioni o chiedi aiuto e ti affidi, o son dolori. Dolori veri, che ti mangiano dentro, ti contorcono le budella e soffri, soffri tanto. Un dolore che definirei corrosivo. Lo schifo che ci portiamo dentro è come un acido, se non lo espelli ti brucia dentro, ti consuma lentamente e, prima che tu te ne accorga, ti ha consumato completamente.
Abbiamo tutto dentro di noi, il Buio e la Luce; alle volte però, è necessario che qualcuno accenda l’interruttore e faccia scattare la scintilla. Amanda è in grado di accendere l’interruttore a patto che qualcuno abbia il fottutissimo coraggio di chiederle, appunto, Aiuto. Si tratta di una piccola operazione odontoiatrica senza anestesia, fa male. Ovvio. Passato il dolore, passata l’angoscia del mettersi a nudo spogliandosi delle proprie sovrastrutture, vinta la paura di pronunciare parole mai dette per vergogna o per edu-castrazione ci si guarda indietro e, a quel punto, passato tutto quel travaglio, si vedono le spoglie raggrinzite, vecchie, fetide e morte, di un uomo che prima c’era, ma che adesso non c’è più. Questa esperienza, questo viaggio, questo passaggio, sono solamente un primo passo o un passo di un cammino più lungo iniziato tempo fa’ però, ecco, la ricompensa è davvero grande, immensa. Difficilmente credo che poi si possa tornare alla vita “reale” senza guardare il mondo con occhi diversi appunto perché, gli occhi di prima, non esistono più. Come sostenuto da tradizioni orientali millenarie, condivisibili o meno, tutto l’universo è stato creato da una vibrazione, da un suono; così, allo stesso modo, la nostra nuova “creatura” può nascere dal suono che è solamente nostra responsabilità di uomini pronunciare: Aiuto.
La seconda parola che pronunceremo, sarà: Grazie.
Gabriele U.
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