San Juan Chamula è un villaggio situato negli altopiani del Chiapas. In queste montagne vivono i Maya Tzotziles che parlano l’antica lingua Tzotzil, la lingua Maya. Appena giunti nella piazza centrale del paesino si attraversa il mercato incontrando donne che indossano gonne di lana di pecora lunghe e nere, alcune avvolte alle spalle da colorati rebozos in cui trasportano bambini o cibo, oppure sedute a terra sopra teli di vari colori a vendere mais, tortillas, fagioli, patate e cavolo cappuccio, ambra, pirite e trombe ricavate da grandi conchiglie. Gli abitanti allevano le pecore però senza mangiarle, poiché le usano solo per la lana e quando muoiono di vecchiaia le seppelliscono nel campo. Proprio di fronte a questa piazza centrale si trova la chiesa di San Juan Bautista, un luogo in cui vive un profondo sincretismo che unisce la tradizione cristiana con le radici pre-ispaniche. San Juan Bautista è un santo molto importante per questa comunità e la sua festività, la “fiesta de San Juan” (in Italia la festa o la notte di San Giovanni), celebra la sua nascita. Questa festa si svolge tra il 21 giugno ( solstizio d’estate) e il 24 giugno , giorno in cui Giovanni Battista sarebbe nato per la tradizione cristiana.
San Juan Chamula: la chiesa di San Juan Bautista
Una dimensione ancestrale rivive varcando la soglia di questa chiesa, il cui unico rito cristiano realmente professato è il battesimo, come si coglie dalla fonte battesimale presente alle destra dell’ingresso. Questa chiesa , che è sempre aperta, notte e giorno, è spoglia di panche, il pavimento è cosparso da aghi di pino che emanano un profumo unico e che vengono periodicamente cambiati. Gli aghi di pino sostituiscono la pianta sacra ai Maya, la Ceiba, l’albero della vita che collega terra e cielo, poiché non si trova in questa zona di montagna.
Nel fondo della chiesa c’è l’altare principale dedicato a San Juan Bautista, adornato con fiori e candelieri. Sopra al tetto di legno c’è una pittura, anch’essa emblema del sincretismo che questo tempio-chiesa rappresenta e custodisce, che ritrae quattro animali: un leone, un toro, un’aquila e un giaguaro.
San Juan Chamula: riti ancestrali e cristiani
Famiglie, coppie o singole persone si siedono a terra o si inginocchiano circondati da candele di vari colori e dimensioni, dipende dalla posizione e dal proposito: le candele più sottili e appoggiate a terra tra gli aghi di pino, a volte a gruppi di tre, sono dedicate alla preghiera, mentre quelle appoggiate in alto su dei tavoli di fronte alle statue in legno di diversi santi sono per chiedere la grazia.
Tra le candele, si possono trovare anche bottiglie di Pox, una bevanda sacra degli altopiani del Chiapas, distillata dalla fermentazione dello zucchero di canna e del mais. Il Pox ha un valore antico e speciale per queste popolazioni: è una medicina.
Fa parte di un rito tradizionale ancestrale che è una “limpia” fatta da un “pulseros” – colui o colei che iniziano la cura toccando la mano e “sentendo”, appunto, il polso – che cura sofferenze fisiche e spirituali, usando anche uova e galline. La gallina pulirà il corpo della persona dalla sofferenza per poi essere uccisa, poiché si crede che il morire di questi animali in sacrificio ai santi , liberi la persona dalla sofferenza che l’angustia. Al termine della limpia l’animale e le uova verranno poi seppelliti.
San Juan Chamula: i pulseros e i turisti
San Juan Chamula è un luogo molto raro in cui sopravvivono tradizioni ancestrali, come questo rituale e come i “pulseros”, con cui anche i turisti possono venire in contatto. Per la loro cultura non sempre i turisti possono accedere alle cure antiche, come ci conferma anche Juan, la nostra guida locale che ci ha raccontato che i pulseros sono sciamani e che alcuni di essi curano solo i gli abitanti del luogo mentre altri aprono la loro “sabiduria” anche ai turisti. Quest’ultimo è un aspetto davvero molto interessante che meriterebbe una permanenza molto più lunga in questo prezioso villaggio tra le montagne del Chiapas.
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