Una storia di in-giustizia. La mia.
Sono una vittima di violenza.
È la prima volta in cui lo dico ad alta voce, vittima da bambina di genitori abusati a loro volta. Non si può guarire fino a quando dentro non nasce un’urgenza, una voce che chiama Giustizia. Questa giustizia non è quella a cui pensiamo è più una Giustezza, Equilibrio Bilancia, Verità. Per FARE Giustizia occorre ESSERE Giustizia. Stare in piedi.
C’è un giusto e uno sbagliato? Non saprei, ma ci sono le brave persone. Le brave persone sono oneste, etiche, non necessariamente buone, ma brava gente. Sono quelli che se ti graffiano la macchina ti lasciano un biglietto nel parcheggio, quelli che lavorano con cura, qualsiasi cosa facciano ,quelli che ripetono gesti semplici ogni giorno, senza bisogno di essere eroi. La brava gente non ruba , non picchia , non prevarica. La brava gente non nutre odio, vendetta, non truffa, non si prende a sprangate davanti a uno stadio, non tradisce la moglie, non va a puttane . La brava gente non è mai troppo gentile, non va a messa tutti giorni, non la trovate a fare volontariato ossessivo, la brava gente fa del proprio meglio. La Gente così è gente antica, ruvida, retta. La brava gente sa cosa è giusto, ha un senso interno della giustizia interno innato , dell’equilibrio e una educazione all’onestà.
Mio bisnonno Romano e la non giustizia partigiana
Quando mio nonno Romano è stato portato via dai partigiani dopo la liberazione e giustiziato con colpi di fucile alla schiena insieme ad un ragazzino di 17 anni , accusati entrambi di essere fascisti, senza un tribunale, senza possibilità di difendersi, portato via dagli stessi ragazzi con cui era cresciuto in un piccolo paese, ragazzini che quel giorno si sono eretti a giudici, giuria e salvatori della patria… Bene quel giorno Romano, mio bisnonno, prelevato da casa con la febbre, mia bisnonna Maria sapeva che non l’avrebbe più rivisto.
Eppure quei “ragazzini”che giocavano ai Giustizieri, la rassicurarono: ”No Maria, non ti preoccupare andiamo solo a fare due parole con tuo marito e lo riportiamo a casa per cena”. Invece non è tornato perché quando si è girato per rientrare a casa gli hanno sparato alle spalle da codardi senza pudore. Bene quelli, non erano brava gente. Questi “uomini” vestiti da partigiani erano solo infiltrati rabbiosi, insicuri bambini feriti, narcisisti spezzati travestiti da salvatori della patria che in nome della giustizia imbracciavo un fucile.
Da quel giorno non è stata fatta Giustizia, l’unica che continuava a sputargli addosso negli anni e portare fiori secchi sulle loro tombe era mia bisnonna Maria, uno di loro è diventato un vigile, degli altri non so, ma di certo la Giustizia non si è fatta e il nome Romano Trevisi non compare da nessuna parte, in nessun monumento ai caduti di guerra, in nessun elogio funebre. Fascisti o partigiani , ma certo non erano brava gente.
Mio nonno Romano, invece faceva parte di quella categoria. Era un brav’ uomo, una persona onesta, un padre di famiglia, un grande lavoratore che non si era mai schierato, né a destra né a sinistra, ma semplicemente apriva la porta di casa a chiunque bussasse. Non aveva mai fatto distinzione di colore, né gli interessava la tessera del partito, era semplicemente un brav’uomo, un bravo padre e un bravo marito. Nessun monumento per lui, nessun articolo, nemmeno una foto, non ho trovato nulla e nulla e nessuno che racconti la sua storia. Una storia senza voce, senza giustizia da cui si è generata una cascata infinita di ingiustizie e di silenzi in tutto il mio albero genealogico, in tutta la mia famiglia fino ad arrivare a me , la pecora nera dell’albero.
Il mio lignaggio
Silenzi fragorosi, rumorosissimi silenzi su tutta la faccenda, i silenzi che fanno più male. Il silenzio di Romano, che non ha potuto spiegarsi, che non è stato ascoltato da nessuna giuria, che non è stato ascoltato da nessuno, ma è stato ucciso senza possibilità di difendersi di dire la sua.
I silenzi dello Stato, della politica e della giustizia che hanno lasciato Maria, mia bisnonna, sola con due bambine, una vedova senza voce, vittima del sopruso di tre ragazzini incazzati con la mamma che si sono travestiti da eroi di guerra.
Senza voce Marisa e Gianna, le figlie di Romano, mia nonne mia zia e tutta quella violenza mai risarcita si è trasformata in una storia di innumerevoli vittime e carnefici, una schiera di uomini violenti, nell’ombra.
Uomini che sono stati spesso scambiati per eroi , poiché lì la memoria genetica del silenzio e del travestimento da salvatori, confonde e ha confuso le donne del mio lignaggio per molto tempo. Innumerevoli volte gli uomini gli amanti, i figli, i mariti, venivano in nome della giustizia a sistemare le cose, ad aggiustare “le donne” della mia famiglia e a fare del “bene” , a fare Giustizia.
In nome di questa Giustizia, noi donne del mio lignaggio confuse su cosa fosse il bene e il male, impregnate in ogni cellula del DNA da memorie antiche di silenzi fragorosi, confuse su chi sia un liberatore confuse sui ruoli, confuse sull’uomo, siamo state lì ancora e ancora a sopportare chiedendoci se era il caso di parlare o di stare zitte, chiedendoci quale fosse il giusto e lo sbagliato se questi uomini ci uccidevano, ancora e ancora, travestiti da Partigiani in nome della Giustizia e per il Bene.
La giustizia è Parola. Verità.
Quando tutta la verità emerge e senza tragedia, senza i 1000 colori di un film con cui si dipinge, ma semplicemente affiora, cruda nuda e si fa vedere bene, perché l’ombra finalmente si è dipanata, poiché tutti gli antenati hanno avuto voce, poiché quel silenzio fragoroso lascia il posto alla parola. Quando nero su bianco viene scritta una storia, la Storia, allora si Può dire che è stata fatta giustizia! Come oggi.
C’è la brava gente , ci sono i bravi uomini e le brave donne. La brava gente non umilia, rispetta, non si fa giustizia da sola. La brava gente non vive nell’ombra fingendosi un partigiano. La brava gente non è mai troppo educata amabile.
Se avete in casa un brav’uomo lo sapete! Un brav’uomo vi ama vi rispetta vi parla è giusto vero, onesto! La violenza spesso e una cosa sottile che striscia nell’ombra come un verme, non sempre rompe le ossa, spesso si traveste da Salvatore del mondo, come quei partigiani che il 26 Aprile 1945 hanno ucciso il mio bisnonno Romano Trevisi in un campo qualunque.
Ci sono carnefici ci sono sempre vittime , ma per uscire da questo schema c’è un solo modo: avere il coraggio di guardare dritto negli occhi come la giustizia, o semplicemente il rimettere a posto le cose, sia un atto di Amore e Coscienza che dobbiamo a noi stesse.
Grazie Amanda per così tanta chiarezza. Evviva la trasparenza e i veli che si dissolvono. È un cammino duro, ma è l’unico percorribile (almeno per me). Grazie sorella.